Stress da lavoro correlato: valutazione e gestione dei rischi

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Hai mai sentito parlare di stress da lavoro correlato? Probabilmente se fai parte di una grande azienda, sì. Se invece il tuo team è composto da poche persone, è probabile che questo argomento non sia mai saltato fuori.

Eppure, sempre più lavoratori in Italia contraggono questa vera e propria malattia, mettendo seriamente a rischio la loro salute e compromettendo il loro rapporto con colleghi e superiori. In più, questo disturbo ha nella maggior parte dei casi conseguenze anche importanti nella vita privata.

Oggi scopriamo insieme in cosa consiste la malattia professionale da stress da lavoro correlato, come la si affronta e come la legge tutela i lavoratori che ne soffrono.

Stress da lavoro correlato: valutazione e gestione dei rischi e  normativa in vigore

Mal di testa, ansia, irritabilità, attacchi di panico: tutti soffriamo almeno una volta nella vita di questi disturbi. Fino a qualche anno fa, però, non era mai stato fatto un collegamento tra questi disturbi e la situazione lavorativa, che potrebbe essere la vera causa.

Non parliamo certo di situazioni occasionali, ma di fenomeni che si ripetono nel tempo, o che invece compaiono in concomitanza con un cambiamento importante avvenuto sul posto di lavoro. In sintesi, deve esserci una correlazione reale per parlare di stress correlato. Un po’ come avviene per la PTSD (sindrome da stress post-traumatico, un disturbo tipico di militari e persone che hanno subito violenze).

Cos’è lo stress da lavoro correlato: sintomi e manifestazioni

Secondo l’Accordo Europeo sullo stress lavoro correlato del 2004, lo stress è “una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro”.

Si tratta quindi di un insieme di sintomi che può interessare ogni tipo di lavoratore, indipendentemente dalla sua posizione, dal tipo di attività che svolge e dall’azienda in cui lavora. Può essere un giovane apprendista in una multinazionale, così come un meccanico con anni di esperienza alle spalle. Questo perché lo stress da lavoro correlato si riferisce in maniera specifica a una discrepanza tra le richieste del datore di lavoro e la capacità del lavoratore di adempirle.

Questa discrepanza porta alla manifestazione dei sintomi di cui sopra, ma anche semplicemente a un malessere generale che non è possibile attribuire a nessun altro fattore se non all’ambiente lavorativo.

una tipica situazione di stress lavorativo

Stress e stress patologico

Si presenta quindi il problema di identificare correttamente la malattia, e quindi di operare una valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-correlato.

È probabile che molti lavoratori siano sottoposti a un certo livello di stress, nel loro lavoro. Basti pensare a coloro che hanno responsabilità importanti, come medici o amministratori delegati. Uno stress di livello “normale” non ha però conseguenze importanti sulla nostra salute. Anzi, può spingere ad aumentare il nostro livello di attenzione e a essere più reattivi e veloci nei confronti degli stimoli che riceviamo.

Il problema si presenta quando lo stress supera la soglia di “normalità”, diventando intenso, o prolungato, compromettendo quindi la salute del lavoratore. In questo caso, al contrario, lo stress da lavoro correlato porta a cali di concentrazione, lentezza e quindi riduzione dell’efficienza. Il lavoratore, insomma, si sente oppresso dalle responsabilità e dai carichi affidati.

Stress da lavoro correlato: normativa e tutela

Se ti sei riconosciuto nei sintomi e pensi di soffrire di stress da lavoro correlato, non preoccuparti. L’Italia è infatti uno dei paesi più avanzati legislativamente in materia, ed esistono diverse leggi che possono fornirti un aiuto concreto.

La sicurezza sul luogo di lavoro

Innanzitutto, abbiamo la famosa legge 81, di cui abbiamo già discusso. Questa legge impone al datore di lavoro di rendere l’ambiente di lavoro sano e privo di qualsivoglia pericolo sia per la salute fisica (attraverso l’utilizzo dei DPI, ad esempio), sia mentale dei lavoratori.

Questo si traduce, tra le altre cose, anche nell’eliminare qualsiasi situazione che possa arrecare danno ai dipendenti anche in riferimento all’ambiente di lavoro, ai carichi di lavoro affidati, alle relazioni con i colleghi e con i superiori. Insomma, il datore di lavoro deve assicurarsi che il lavoratore non sia sottoposto a uno stress superiore alla soglia della normalità.

La valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-correlato

Oltre alla generica norma sulla sicurezza sul lavoro, l’ordinamento italiano ha indicato espressamente che è compito del datore di lavoro effettuare una valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-correlato. Queste considerazione devono essere contenute nel Documento di valutazione dei rischi (DVR).

Per stilare il documento ed effettuare la valutazione, il datore di lavoro deve servirsi di specifiche linee guida dettate da autorità competenti in materia, come la Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro e il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale. Queste linee guida indicano che nella valutazione dello specifico caso devono essere coinvolte anche figure come il medico competente e il responsabile del servizio di prevenzione e protezione.

La valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-correlato si concentra principalmente sull’individuazione di problematiche relative a:

  • Ambiente lavorativo (rapporti con colleghi e superiori, autonomia decisionale ecc)
  • Contenuto del lavoro (orari, turni, carico di lavoro, responsabilità ecc)

A seguito della valutazione emergono le criticità: cosa succede dopo?

A quel punto il datore di lavoro deve porre in essere delle misure volte a eliminare o almeno diminuire la situazione di stress.

La tutela in caso di danni

Non è finita qui, però. Oltre alle misure preventive, la legge prevede anche delle tutele per il lavoratore nel caso in cui il danno si sia già verificato.

Se il dipendente riesce a dimostrare di soffrire della malattia a causa di una mancanza del datore di lavoro, può richiedere un risarcimento dei danni. Una situazione di stress da lavoro correlato porta infatti a un danno biologico. Per poter ottenere il risarcimento la situazione deve essere valutata da un medico specializzato.

L’ammontare del risarcimento è da calcolare in base a delle apposite tabelle percentuali.

Non riesci più a gestire lo stress e vuoi cambiare lavoro?