Colloqui di lavoro: come l’online può essere importante

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Nella tua vita avrai svolto molti colloqui di lavoro, probabilmente. E ognuno di questi, pur avendo delle similarità, si è svolto in modo diverso: c’è stato quello più formale, quello via skype, quello in cui hai fatto delle battute, quello in cui le mani ti sudavano, quello che è andato bene e quello in cui ti sei alzato sbattendo la porta (speriamo di no).

Perché tanta varietà? Perché i colloqui di lavoro sono, in sostanza, un incontro tra due persone (a meno che non si tratti di un colloquio di gruppo, ma parleremo anche di quello). E le persone sono molto, molto diverse tra loro, e anche diverse in differenti periodi della vita (qualcuno anche in momenti della giornata!).

L’elemento umano è sempre stato di rilevanza fondamentale in un colloquio di lavoro. Al di là del curriculum, della lettera di presentazione e del test attitudinale, è una persona che deve decidere se sei adatto per quel lavoro. E questo avviene con una serie di tecniche che i recruiter spesso non rivelano nemmeno sotto tortura.

Qualcosa sappiamo, però: sappiamo che negli ultimi anni gli head hunter hanno affiancato un nuovo strumento per decidere tra più candidati, e questo strumento è il loro profilo social!

Già, anche se non vengono menzionati direttamente nei colloqui di lavoro, i tuoi profili Facebook, Instagram, Linkedin e Twitter sono oggetto di un accurato esame da parte del recruiter. Un esame che può essere importante tanto quanto il colloquio stesso e può decidere le sorti del tuo futuro!

Colloqui di lavoro: come l’online può essere importante per l’esito finale

Sempre più spesso nello stesso CV viene inserito un link a un portfolio o un profilo social professionale come Linkedin, insomma uno spazio online in cui è possibile conoscerci meglio.

Ma queste sono delle vetrine, orchestrate per farci apparire al meglio e non sempre veritiere.

Quello che invece i recruiter cercano è qualcosa di autentico, una piattaforma in cui esprimiamo le nostre idee sulla società, sulla politica e su molto altro. E si dà il caso che Facebook offri proprio questa possibilità.

Cosa cerca il recruiter prima dei colloqui di lavoro

Spesso la ricerca sui profili social del candidato avviene prima del colloquio, in modo da sviluppare un giudizio autonomo e indipendente da ciò che diremo quando saremo faccia a faccia.

A detta degli stessi recruiter:

  • Il 45,2% cerca di capire chi sei come persona, indipendentemente dalla tua professionalità. Cerca quindi di capire se sei una persona tollerante, se esprimi idee di violenza, qual è il tuo senso etico e molto altro.
  • Solo il 42,9% cerca invece un riscontro delle tue qualifiche professionali, quelle inserite nel CV e nella mail di candidatura che hai inviato.
  • Il 7,1% effettua una ricerca più completa, andando ad esplorare anche le tue passioni e i tuoi hobby del tempo libero

Quali social si analizzano?

Qui l’indagine si fa ancora più interessante perché, come abbiamo anticipato, i recruiter cercano canali alternativi a quelli classici per informarsi sui candidati prima dei colloqui di lavoro.

Alla domanda “quali social vengono consultati”, quindi, la risposta più scontata sarebbe Linkedin, spesso indicato nel CV stesso.

Linkedin

il momento del colloquioÈ vero che effettivamente questo social è spesso il primo passo della ricerca del recruiter. Molto spesso, è anche un luogo dove possono celarsi delle insidie.

Questo social può essere uno splendido biglietto da visita per i tuoi colloqui di lavoro. Sicuramente ti sarai impegnato nel collezionare reference da ex capi e colleghi, e collegamenti importanti nel tuo settore di business.

Ma il vero head hunter cerca, più che altro, i post che hai condiviso e commentato e le tue esperienze, che sono in grado di fornire una testimonianza più reale.

Un altro problema importante è l’aggiornamento del profilo. Spesso, dopo la creazione e l’inserimento delle prime esperienze, il profilo viene abbandonato a sé stesso. Né, tantomeno, si aggiungono quei dettagli come una piccola biografia o un collegamento a un portfolio di lavori. Tutti questi dettagli possono influenzare negativamente il giudizio del recruiter.

Infine, è importante anche verificare che le informazioni contenute nel profilo coincidano con quelle del CV: il confronto richiede solo un minuto, ma può essere determinante per il tuo prossimo lavoro!

Facebook

Se Linkedin è il luogo dove inseriamo le nostre esperienze lavorative, Facebook ospita invece la nostra sfera privata, le nostre idee sul mondo, i confronti che facciamo con amici e con sconosciuti su pagine e gruppi.

Potrebbe sembrare irrilevante per dei colloqui di lavoro, ma in realtà è in grado di dire molto su noi stessi, più di quanto possa fare un elenco delle esperienze lavorative.

Nel 69% dei casi se i post presentano contenuti offensivi o volgari il curriculum verrà automaticamente cestinato, e non arriverai nemmeno alla fase di colloquio! Anche contenuti con discriminazioni di carattere sessuale, religioso o razziale nel 40,5% dei casi comporteranno la stessa conseguenza.

Oltre a non essere dei buoni comportamenti da tenere, contenuti del genere sono mal visti dalle aziende, che tendono sempre più a favorire l’inclusione. Basti pensare che ormai l’organico contiene percentuali sempre maggiori di persone straniere o di diversa religione.

Infine, un altro elemento sempre preso in considerazione è la grammatica e l’ortografia! Nel 35,7% dei casi avrà un’influenza importante per i colloqui di lavoro. Ovviamente.

Ah, e attenzione anche all’inglese!

Si tratta di un’invasione della sfera privata?

La domanda è di difficile risposta. Quello che pubblichiamo sul web, se non protetto in qualche modo, è alla portata di tutti, e come tale può essere usato come elemento di giudizio.

L’importante è rispettare le norme non discriminatorie previste dal codice deontologico di riferimento, ma soprattutto contestualizzare ogni caso.

Chiaro, ad esempio, che per un ruolo da tornitore un errore di grammatica non sarà rilevante, mentre lo sarà invece per un copywriter.

In generale, comunque, le soft skill come quelle relazionali sono sempre più importanti in fase di giudizio, perché pregiudicano anche il rapporto con i futuri colleghi.

Potrebbe essere una soluzione non avere nessun social? Solo in parte. Non è certo determinante ai fini della scelta del candidato, ma per un recruiter su tre non è un buon segnale.

Pronto al prossimo colloquio?