Le pensioni integrative sono un sistema che sempre più italiani utilizzano per far fronte alla vecchiaia con serenità. Troppo spesso in televisione sentiamo di anziani costretti a rovistare tra i rifiuti o abbandonati a loro stessi. Oggi, però, ci vengono offerte diverse possibilità per evitare che ciò accada.
Vediamo quindi cosa sono le pensioni integrative, quali sono i principi della previdenza complementare e cosa conviene fare per assicurarsi un avvenire sereno.
Pensioni integrative: come funzionano? I principi della previdenza integrativa
Posto che non possiamo far nulla per modificare l’importo delle pensioni, né per diminuire l’età pensionabile, cosa ci resta da fare per far sì che tutto sia predisposto al momento del nostro retirement?
Cosa sono le pensioni integrative
Le pensioni integrative sono delle forme di risparmio pensionistico che vanno ad affiancarsi al sistema principale, che è quello gestito dallo Stato. Se quest’ultimo è infatti il primo pilastro, i fondi integrativi sono invece il secondo pilastro del sistema pensionistico italiano.
A cosa serve?
A far fronte ad eventuali situazioni di difficoltà economica. Se la pensione non è sufficiente a garantire un buon tenore di vita, le pensioni integrative possono completare le entrate e assicurare così una vecchiaia di tutto rispetto.
In alcuni casi, poi, la pensione integrativa può anche aiutare ad anticipare l’età pensionabile.
Come nascono
Come tutti sappiamo, il primo embrione del sistema pensionistico italiano nasce nel 1898, con lo Statuto Albertino. Da allora, diversi sono stati gli interventi per implementare e perfezionare il sistema.
Non si è però mai avuto davvero bisogno di pensioni integrative fino agli anni ’70, quando venne stipulato il cosiddetto patto intergenerazionale.
In base a questo patto, in sostanza, le pensioni di oggi vengono pagate con i contributi dei lavoratori di oggi. Questi ultimi, una volta raggiunta l’età pensionabile, riceveranno la loro pensione con i contributi dei lavoratori di domani.
In pratica, se oggi stai lavorando, stai pagando la pensione di qualcuno. Parimenti, quando andrai in pensione, qualche giovane pagherà la tua.
Il sistema funziona perfettamente in via teorica, ma nella pratica si è verificato qualche problema. Il problema deriva dal miglioramento delle condizioni di vita, che ha aumentato l’età media e quindi il numero dei pensionati, e contemporaneamente una diminuzione delle nascite.
Così, nel corso degli anni si sono avuti sempre meno lavoratori effettivi.
Lo Stato ha quindi dovuto ridurre i contributi pensionistici, e l’ha fatto passando da un sistema retributivo a uno contributivo. Il primo prevedeva una pensione calcolata in percentuale agli ultimi anni di servizio, mentre il secondo nato dopo la riforma degli anni ’90 prevede una pensione calcolata in base ai contributi versati durante tutto il periodo lavorativo.
Ovviamente all’ingresso del mondo del lavoro gli stipendi sono sensibilmente più bassi, e questo ha determinato un calo dell’importo delle pensioni.
Ecco perché le pensioni integrative si sono rese necessarie.
A cosa pensare
A differenza della normale pensione, per le pensioni integrative non c’è un patto generazionale. Sono i tuoi contributi, che maturi durante gli anni di servizio, a essere conservati e investiti in diverse forme, per esserti poi restituiti.
A questo punto ti chiederai come fare a capire se hai davvero bisogno di pensioni integrative. Prima dell’iter burocratico, infatti, è necessario effettuare delle valutazioni.
- Dovresti verificare a quanto ammonterà, indicativamente, la tua pensione. Questo è possibile attraverso l’ECI, l’Estratto Conto Contributivo, emesso dall’INPS.
- Una volta capito quanto riceverai ogni mese dovresti fissare un obiettivo, ossia la cifra da raggiungere combinando la pensione classica con quella complementare.
- In base a questo dovrai decidere quanta parte del tuo stipendio destinare al fondo integrativo.
- Dovrai poi decidere quali investimenti effettuare con questi soldi per farli fruttare nel corso degli anni: azioni, obbligazioni e relative previsioni.
- Infine dovrai considerare anche come usufruire della liquidazione: se riceverla in un’unica tranche o suddividerla.
I vari tipi di pensione integrative
Al di là della strategia da adottare, nella pratica le pensioni integrative si dividono in due tipologie principali: i fondi pensione e i PIP (piani individuali pensionistici).
Il fondo pensione
Il fondo pensione è una sorta di salvadanaio in cui il lavoratore versa periodicamente una somma di denaro prestabilita. I lavoratori autonomi possono decidere liberamente quanto versare. Per i lavoratori dipendenti, invece, a volte è previsto anche un contributo dell’azienda. I dipendenti possono decidere di destinare il proprio tfr (trattamento di fine rapporto) proprio a questo fondo.
I fondi pensione possono essere aperti o chiusi. Mentre i primi sono gestiti da banche e assicurazioni e sono accessibili da tutti, i secondi sono frutto di specifici accordi tra le organizzazioni di imprenditori e i sindacati e sono quindi riservate a determinate categorie.
All’interno di un singolo fondo pensione è possibile scegliere la strategia d’investimento, che può essere più o meno azzardata.
I PIP
Diverso è il discorso delle pensioni integrative tramite piani individuali pensionistici. Con questa modalità si sviluppa un vero e proprio piano assicurativo, e l’evento che fa scattare il pagamento è ovviamente proprio l’andare in pensione.
In sostanza, il contribuente paga il premio assicurativo, che viene poi investito nei mercati finanziari. Se gli investimenti vanno a buon fine l’importo finale può essere anche molto alto.
Non vogliamo annoiarti con i rischi relativi alla scelta di una pensione integrativa piuttosto che un altro: l’istituto che sceglierai sarà sicuramente in grado di spiegarti i diversi rischi e farti scegliere l’alternativa migliore.
E le tasse?
Costituire delle pensioni integrative non è solo una scelta saggia per il futuro, ma anche una mossa previdente a livello fiscale. I fondi pensione e i PIP, infatti, sono deducibili dal reddito Irpef fino a 5164 €.
Inoltre, i rendimenti di questi fondi hanno una tassazione del 20% in luogo del 26% delle altre rendite. Infine, la pensione che si riceverà avrà un’aliquota del 15%.
Fare da soli
Ricordiamo poi che è possibile anche evitare di rivolgersi a banche e istituti assicurativi e fare da sé. Ovviamente non parliamo dei soldi sotto il materasso, quanto piuttosto di strumenti come i buoni fruttiferi postali e i buoni del tesoro.
Qualunque sia la forma da te scelta per le pensioni integrative, l’importante è cominciare il prima possibile.
Negli ultimi tempi l’età pensionabile continua a crescere e l’importo delle pensioni continua a diminuire. Per questo è fondamentale premunirsi e cercare dei sistemi di integrazione che permettano di godersi, dopo tanti anni di lavoro, una vecchiaia serena!