Normativa pausa pranzo e le altre pause

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La normativa pausa pranzo è una delle questioni a cui i dipendenti sono – chissà come mai! – sempre interessati.

Tutti vogliono poter andare a prendere un caffè in serenità, senza che al ritorno il capo faccia una bella lavata di capo.

Sì, ma quanto deve durare una pausa al lavoro? Quanto tempo è concesso per il pranzo? C’è una pausa pranzo obbligatoria? E a quanto ammonta la pausa videoterminalisti? Esiste un regolamento per la pausa caffè?

Cerchiamo di rispondere a tutte queste domande facendo riferimento alla normativa pausa pranzo, tenendo anche presente che in questo campo subentra anche la discrezionalità del datore di lavoro.

Normativa pausa pranzo e le altre pause: quanto ti spetta e come organizzare i tuoi orari per il lavoro

La pausa al lavoro è un diritto inalienabile del lavoratore, un po’ come la giornata lavorativa di 8 ore. La pausa è infatti espressamente regolata in ogni tipo di contratto, ma anche se così non fosse, per il datore di lavoro sarebbe sufficiente fare ricorso al buon senso.

Quale lavoratore può mantenere lo stesso ritmo per oltre sei ore senza aver bisogno di pausa? Lavorare senza stop porterebbe inevitabilmente a incidere sul benessere psicofisico del lavoratore, oltre ovviamente a diminuirne le performance. Si tratta pertanto di una norma a vantaggio di tutti.

Ciò detto, esiste una normativa pausa pranzo e una per le semplici pause caffè differente a seconda della tipologia di contratto presa in considerazione.

In altre parole: non è il lavoratore a decidere come gestire le sue pause.

Il tempo concesso al pranzo

Si sa, il cibo è il nostro carburante durante la giornata… e per performare al meglio dobbiamo nutrirci a sufficienza!

La normativa pausa pranzo non è disciplinata da nessuna legge nello specifico, ma è invece regolata dal CCNL di riferimento.

Innanzitutto, la pausa pranzo deve rispondere alle esigenze aziendali. In questo senso, il datore di lavoro ha un potere discrezionale abbastanza ampio per organizzare come ritiene più opportuno la pausa pranzo.

Tuttavia, esistono alcune regole di base da tenere in considerazione.

  • Per la categoria operaia la pausa pranzo può durare anche mezz’ora
  • Per gli impiegati generalmente non è mai inferiore a un’ora
  • In generale, non può essere superiore a due ore.

La circolare num. 8/2005 del Ministero del Lavoro, inoltre, ha stabilito che non è possibile rinunciare alla pausa pranzo a fronte di un aumento salariale.

Tuttavia, possiamo parlare di normativa pausa pranzo vera e propria solo se l’orario di lavoro giornaliero supera le sei ore. Nei contratti di lavoro part-time orizzontale o verticale, invece, è possibile trovare un accordo tra il datore di lavoro e il lavoratore.

La retribuzione della pausa pranzo al lavoro

Un’altra questione annosa della normativa pausa pranzo riguarda la sua retribuzione. In questo caso esistono tipologie contrattuali per le quali la pausa pranzo non è compresa nella retribuzione e altre invece, come nel caso degli operai delle linee produttive, per cui la pausa fa parte del conteggio delle ore da retribuire.

In ogni caso, l’orario della pausa pranzo deve essere indicato nel contratto di assunzione.

Dove si può consumare la pausa durante il lavoro?

Non esiste una normativa pausa pranzo che imponga il luogo. Alcune aziende, quelle con almeno 50 dipendenti, possono disporre di un servizio mensa interno. Altre ricorrono al sistema dei ticket, mentre altre ancora, generalmente le più piccole, lasciando ai dipendenti la libertà di organizzarsi come preferiscono, con la possibilità di tornare a casa o di consumare una bella schiscetta davanti al computer.

E le altre pause?

Oltre alla pausa pranzo al lavoratore sono consentite altre pause, ovviamente brevi, destinate a far riposare il cervello (o il corpo) e di recuperare le energie.

Si tratta della cosiddetta “pausa caffè” (sempre che sia disponibile in ufficio!) o “sgranchiamoci le gambe”.

Queste pause lavoro sono di durata non inferiore a 10 minuti e anche queste si riferiscono a una giornata lavorativa superiore alle sei ore.

La cosiddetta pausa caffè non è di norma retribuita, al contrario della più frequente e più breve “pausa ho bisogno dei servizi”, questa ovviamente di durata inferiore ai 10 minuti!

La pausa dei videoterminalisti

Discorso a parte deve essere fatto non per la normativa pausa pranzo, ma per tutte le altre pause dei lavoratori che svolgono il proprio lavoro a un videoterminale (pc, smartphone, tablet).

Per questi lavoratori, alla normale necessità di un recupero delle energie si aggiunge la necessità di staccare e far riposare gli occhi.

Per questo motivo, ai videoterminalisti che lavorino per più di venti ore a settimana sono concessi quindici minuti di pausa ogni due ore.

Attenzione, però: non si parla di una pausa di inattività, ma semplicemente di staccare gli occhi dal videoterminale. È possibile quindi utilizzare questo tempo per fare una telefonata, aggiornare l’agenda, mettere in ordine i documenti e molto altro.

Allontanarsi dal luogo di lavoro

Un’altra questione riguardante la pausa caffè riguarda il dove prendere questo caffè! Generalmente le grandi aziende sono dotate di macchinette e distributori automatici situati nei corridoi, per cui non si pone il problema della distanza.

Il discorso è diverso nel caso in cui si tratti di un negozio, una piccola azienda o un’officina. In questo caso ci si può dotare di una macchinetta del caffè (e sarebbe buona prassi che le cialde venissero acquistate dal datore di lavoro!) oppure, se la distanza lo permette, ci si può recare in un bar.

Va da sé che non è possibile allontanarsi dall’azienda senza aver timbrato il badge, qualora questo sia richiesto! Diversamente, nel caso di un negozio o un piccolo ufficio è sufficiente informare il datore di lavoro.

Anzi: una colazione tutti insieme sarebbe un ottimo modo per cominciare la giornata, non trovi?

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