Team work: 5 consigli +1 per gestirlo al meglio

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Un team work è un’arma a doppio taglio: può essere un’esperienza divertente, ma può anche provocarti ulcere multiple. E questo vale sia che tu ne faccia parte sia che, soprattutto, tu debba gestirlo.

Come gestire un team di lavoro evitando omicidi, pettegolezzi e sgambetti? Devo ammetterlo, non sempre è possibile. Questo però non significa che non ci si possa provare.

Voglio quindi darti qualche consiglio random, che possano risultare utili tanto al capo quanto ai dipendenti. Posa il tagliacarte appuntito e prendi la penna, dunque.

Team work: 5 consigli +1 per gestirlo al meglio

Il team working è una delle tante modalità di lavoro possibili. In azienda, però, sembra essere obbligatoria. Anche nelle piccole realtà è possibile una divisione dei compiti per creare un flusso in un team di lavoro: sta però alle capacità del leader fare in modo che ciò avvenga.

Ciò detto, non è comunque un obbligo: tantissimi businessman sono riusciti a costruire la loro fortuna facendo affidamento esclusivamente su sé stessi e, anzi, “sfruttando” gli altri. Ma non è questo quello di cui voglio parlarti oggi.

Oggi voglio parlarti invece di come essere in grado di trarre il meglio da ognuno dei componenti del team, sfruttando competenze e affinità per un risultato ottimale.

Anche se può sembrare banale, la cosa più importante in un team work è il rispetto delle singole individualità. I componenti di un team di lavoro sono prima di tutto persone, con le loro aspirazioni, i loro difetti e le loro debolezze.

  1. Dare l’esempio

Conosci il detto “Predica bene e razzola male”? Ecco, questo è proprio quello che non devi fare. Suggerire dei comportamenti o imporre degli standard, che siano qualitativi o quantitativi, impone il rispetto degli stessi anche da parte del leader e non solo dei membri del team work.

  1. Un occhio all’orologio

La gestione del tempo è essenziale in un team work. Un buon leader è in grado di gestire un progetto dando una stima di tempo dei diversi step, e soprattutto facendoli rispettare.

Ciò non significa bacchettare o rimproverare i dipendenti, ma essere a conoscenza delle loro reali possibilità e delle loro tempistiche.

  1. Parole, parole, parole

Comunicare. Questo è uno dei consigli più importanti per gestire un team work. Questo vuol dire praticamente tutto: significa instaurare un dialogo con i componenti, essere a disposizione per ascoltare le loro perplessità, ma anche e soprattutto fornire un feedback nel momento in cui il lavoro viene consegnato.

Un linguaggio calibrato può fare la differenza, perché basta una parola detta senza pensare per generare una serie di incomprensioni!

  1. La voce dell’innocenza

Non basta comunicare. Per essere davvero efficaci nella gestione del team work, bisogna anche essere onesti. Non lesinare i complimenti, quando i tuoi collaboratori hanno svolto un buon lavoro.

Allo stesso modo, non bisogna nemmeno avere paura di dare giudizi negativi. Mentire non fa bene a nessuno: chi ha sbagliato non può capire cosa è andato storto. La sincerità invece contribuisce a creare un clima di fiducia.

  1. Sii te stesso (se sei un vero leader)

C’è una bellissima immagine che esprime la differenza tra boss e leader:team work

Il boss si limita a comandare dalle retrovie, senza prendere effettivamente parte all’azione.

Il vero leader è invece colui che è in prima fila, che si rimbocca le maniche e lavora quanto e più del suo team work. Ciò spingerà i colleghi a dare il loro massimo, e il risultato sarà raggiunto senza nemmeno accorgersene!

Detto così sembra tutto facile. Tuttavia, gli ambienti di lavoro non sono sempre rose e fiori. Ci sono degli uffici in cui si convive in perfetta armonia, in cui i colleghi diventano amici e cominciano a frequentarsi anche al di fuori, esistono rapporti lavorativi in cui un collega riesce a compensare perfettamente l’altro. È raro, ma succede.

Altre volte, invece, per motivi che non ci è dato sapere (incompatibilità, timidezza, risentimento, gelosie) in ufficio si può tagliare la tensione con il coltello. Queste situazioni non sono piacevoli per nessuno, men che meno per il responsabile che deve gestirle.

Cosa fare, allora? Ecco il mio consiglio extra:

+1. Cerca di accontentare le richieste degli insoddisfatti.

Se un tuo collaboratore viene nel tuo ufficio per lamentarsi di un collega, assicuragli che farai il possibile per risolvere la situazione. Non convocare sedute plenarie che diventano dei veri e propri processi: non faresti altro che esacerbare gli animi all’interno del team work.

Sii invece discreto, cercando di capire dov’è la verità (quasi sempre, nel mezzo) e prendendo le dovute misure senza timore di risultare impopolare. Un vero leader è giusto e imparziale.

Seguire questi consigli non significa diventare automaticamente il leader migliore del mondo. Quando si tratta di rapporti umani, esistono infinite variabili che possono influenzare la buona riuscita di un progetto o, più in generale, la qualità del team work.

 

L’approccio generale

Tutto bellissimo, penserai, ma come faccio a dare la giusta partenza a un progetto di cui sono a carico? Come faccio, in un nuovo team work, a rispettare i desideri di tutti senza risultare autoritario?

In questo ci viene in aiuto uno studio dei ricercatori Sri Kudaravalli, Samer Faraj e Steven L. Johnson, che hanno analizzato due diverse modalità di approccio al team workal momento della creazione di un nuovo progetto.

Leggi l’abstract dello studio qui

Un primo modello prevede una gestione centralizzata delle risorse: nel momento in cui viene attivata la task, il leader assume il comando assegnando le diverse attività alle varie risorse, o incarica qualcuno del team di questo compito.

In questo modo ognuno sa precisamente cosa fare e deve attenersi solo a quello.

C’è anche un’alternativa, che prevede una gestione molto più “libera” e decentrata. In questo caso, all’arrivo della task sarà lo stesso gruppo a gestire il team work, assegnando a ciascuno i compiti in base alle attitudini e esperienze individuali.

Qual è il migliore?

Non esiste una risposta giusta. In base al tipo di azienda, alle personalità coinvolte e al task assegnato, un modello può essere più adatto rispetto all’altro. Addirittura, i due modelli possono anche convivere all’interno dello stesso progetto, utilizzandoli in momenti diversi.

Una fase creativa, ad esempio, necessita di più libertà individuale, mentre una di realizzazione ha magari bisogno di un pungo fermo al comando.

Non ti resta che aspettare l’arrivo del prossimo progetto per sperimentare questi consigli!

Sei in cerca di componenti per il tuo team?