Tra una correzione, un emendamento e una cancellazione, anche la riforma pensioni 2020 è arrivata.
Siamo ormai a fine novembre, e anche se il testo definitivo della legge di bilancio del 2020 non è ancora noto, il governo Conte Bis ha approvato la Nadef, ossia la nota di aggiornamento al DEF, che contiene delle misure fondamentali per la chiusura e approvazione del bilancio del prossimo anno.
M5S e PD hanno introdotto molte nuove opzioni per tutelare le fasce di popolazione più deboli, e molte altre sono state invece confermate o prorogate. A essere interessati principalmente saranno le donne, gli anziani e i giovani. Scopriamo subito come!
Riforma delle pensioni 2020: tutte le nuove misure e le conferme della Legge di Bilancio
Centrale per la riforma delle pensioni, come per tutte le politiche di questo governo, è il sostegno al Welfare. L’obiettivo è quello di aumentare dove possibile gli aiuti e introdurre nuovi sostegni ad alcune fasce di popolazione, che fino a questo momento hanno versato in situazioni di difficoltà o non hanno visto riconosciuti i loro diritti.
Le donne
Le prime a essere interessate da questa legge sono le donne. In questo caso non si tratta di una nuova opzione, ma di una conferma, quella dell’Opzione Donna. Questa disposizione permette alle donne di andare in pensione – dopo aver accumulato 35 anni di servizi – a 58 anni per le dipendenti e a 59 per le lavoratrici autonome.
Si tratta, come abbiamo detto, di un’opzione, non di un obbligo. Molte donne lo scorso anno si sono però trovate praticamente costrette ad accettare, dato che rappresentava l’unica soluzione per conciliare casa e lavoro. La novità in tal senso è data dalla possibilità di estendere la misura anche alle nate nel 1960 (lavoratrici autonome) e 1961 (dipendenti).
Questa possibilità, comunque, prevede una forte penalizzazione sull’importo della pensione.
I giovani
Un’altra categoria a essere interessata dalla riforma delle pensioni del 2020 è quella dei giovani. Abbiamo già visto lo scorso anno come l’introduzione del reddito di cittadinanza abbia portato sollievo ai giovani disoccupati, ma per il momento la seconda fase – quella della ricerca del lavoro – è in stallo.
Oggi si parla invece di una misura completamente diversa, che va a toccare l’argomento previdenza. La proposta del governo giallorosso è quella di creare una pensione di garanzia, mirata ad assicurare a coloro che non hanno un lavoro fisso un “backup” per il futuro.
Non è una novità vera e propria: i fondamenti della misura erano già stati oggetto di proposta da parte dei governi Gentiloni e Renzi, ma non avevano mai trovato effettiva applicazione.
In sostanza, i giovani nati dagli anni ’70 in poi potranno rendere cumulabili i trattamenti contributivi futuri (basati interamente sul sistema contributivo e non retributivo) e integrarli con assegni sociali e altre agevolazioni per le fasce meno abbienti.
Indirettamente collegata ai giovani è anche la Quota 100, misura già in vigore e che sembra confermata per i prossimi due anni. Tuttavia, parte di questi fondi potrebbe essere tagliata per abbattere il cuneo fiscale, altro obiettivo di punta del governo.
Mini rivalutazione assegni
Prima di passare al capitolo anziani, è importante segnalare anche un’altra novità, che è la mini rivalutazione degli assegni pensione. Mentre fino a oggi questi sono valutati fino al 97%, con la proposta potrebbero tornare al 100%. Tuttavia questa misura non avrà probabilmente un impatto significativo, dato che si riferisce soltanto a 2,5 milioni di italiani.
Pensioni di anzianità
Passiamo infine al capitolo più importante, che è quello che riguarda le pensioni vere e proprie.
Partiamo subito con il dire che la pensione di cittadinanza e le pensioni di invalidità sono confermate e restano invariate.
Quello che cambia è invece, ancora una volta, l’età pensionabile. Il perché è presto detto: con l’allungamento dell’aspettativa di vita, lo stato deve continuare a stanziare fondi sempre maggiori per le pensioni. L’unico modo per frenare questa corsa è aumentare l’età in cui è possibile andare in pensione.
Innanzitutto, già dal 1° gennaio 2019 e fino al 31 dicembre 2020, l’età pensionabile della donna è equiparata a quella dell’uomo.
A oggi, quindi, tenendo fermo il criterio dei 20 anni di contributi versati, è possibile andare in pensione a:
- 67 anni per il periodo 2020-2022
- 67 anni e 4 mesi per 2023-2024
- 68 anni dal 2031.
Quota 41
Per quanto riguarda la pensione anticipata, invece, non c’è un limite di età, perché bastano gli anni contributivi: 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne.
Tuttavia, sono altri i requisiti che si vanno a sommare per ottenere l’agognata Quota 41.
- Essere iscritti alla previdenza sociale dal 1996;
- Possedere un’invalidità del 74% o superiore;
- Aver maturato 12 mesi di contributi a 19 anni;
- Essere disoccupati e non percepire alcuna indennità da almeno 3 mesi;
- Aver svolto lavori gravosi.
L’APe Social
In questo excursus sulle novità della Legge di Bilancio non possiamo non fare un cenno all’APe Social. Si tratta di una misura già attiva, che prevede una sorta di pensione anticipata.
In pratica, i soggetti che hanno compiuto 63 anni di età possono presentare una domanda all’INPS per ottenere un’indennità fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione regolare o anticipata.
I requisiti per ottenerla sono molto simili a quelli della quota 41:
- Invalidità al 74%
- Lavori gravosi come operai agricoli, marittimi, in impianti siderurgici
- Coniugi o parenti conviventi di persone con gravi handicap che si occupino di loro (i cosiddetti caregivers)
Si tratta di un quadro abbastanza complesso, in cui sono evidenti le buone intenzioni. Tuttavia, resta l’interrogativo di come reperire queste risorse, che diventano ogni anno più importanti.