Il contratto di stage è una forma di rapporto di lavoro che oggi viene ampiamente utilizzata in Italia. Sebbene la sua nascita sia abbastanza recente, la sua diffusione è stata immediata, poiché sulla carta è un ottimo sistema di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
Nella realtà, tuttavia, a volte viene utilizzato per avere dei lavoratori a basso costo a condizioni non proprio favorevoli.
Scopriamo quindi quali sono le norme che regolano il contratto stage, quali sono i diritti del lavoratore, in cosa consiste uno stage formativo e come renderla un’esperienza utile per entrambe le parti.
Contratto di stage: i diritti e i doveri delle parti e come scegliere quello giusto per te
Lo stage, dal latino stagium e francese estage, significa letteralmente soggiorno. Questa definizione starebbe quindi a indicare un breve periodo di “soggiorno” di una persona all’interno dell’azienda, volto ad acquisire le competenze necessarie per fare il vero ingresso nel mondo del lavoro (nella stessa sede o più probabilmente altrove).
A differenza di altri tipi di rapporti di lavoro, con il contratto di stage ogni preciso compito dello stageur (o più comunemente stagista) deve essere precedentemente definito e contenuto proprio in un documento scritto, definito piano individuale, oltre che nel contratto stesso.
Questa regola è tesa proprio a tutelare il tirocinante, a cui spettano solo determinati compiti.
Ma esistono anche altri aspetti da analizzare e che rendono il tirocinio formativo un’esperienza di sicuro interesse.
La durata
Il contratto di stage si caratterizza principalmente per la sua breve durata rispetto a tutti gli altri rapporti di lavoro, che si distingue a seconda del tipo di stage:
- Tirocinio formativo e di orientamento: durata massima di 6 mesi;
- Tirocinio di inserimento/reinserimento lavorativo: durata non superiore a 12 mesi;
- Tirocini per soggetti svantaggiati: non più di 12 mesi.
Il periodo inizialmente previsto dal contratto di stage può però essere prolungato nel caso in cui avvenga un’interruzione imprevista che superi 1/3 del periodo di contratto, per malattia, maternità o altre motivazioni.
Lo stipendio
Secondo la legge lo stage non prevede un vero e proprio stipendio, ma piuttosto un rimborso spese per la prestazione lavorativa. Solo la riforma Fornero, nel 2013, ha fissato dei compensi minimi, che variano da regione a regione e al di sotto dei quali non è possibile scendere. A discrezione del datore di lavoro, ovviamente, è possibile invece corrispondere una cifra superiore. Ma quali sono i minimi?
Come abbiamo detto, ogni regione ha fissato una quota. Si parte dai 300 € di Sicilia e Umbria fino ad arrivare ai 600 € di Piemonte e Abruzzo, passando per i 400 € della Lombardia.
Esistono tuttavia dei casi particolari: un esempio sono i percettori di ammortizzatori sociali come la Naspi (la vecchia disoccupazione).
Non essendo lo stage un vero e proprio rapporto di lavoro, infatti, lo stagista potrà continuare a percepire l’indennità di disoccupazione, ma dovrà rinunciare al compenso del tirocinio. Tuttavia, se quest’ultimo fosse superiore, il tirocinante può scegliere di rinunciare (definitivamente) alla disoccupazione.
Turni e orari di lavoro
Lo stipendio, o meglio il rimborso spese, previsto dal contratto di stage è ovviamente commisurato al numero di ore di lavoro in ogni settimana. È possibile infatti anche svolgere un tirocinio in part-time.
In ogni caso, il tetto massimo è quello delle 40 ore settimanali, ossia quello di un normale contratto full time.
Ma cosa succede se il lavoro si svolge su turni e non secondo un normale orario d’ufficio? Il contratto di stage prevede che il lavoro possa essere svolto soltanto dalle 6 del mattino alle 24. Inoltre, in caso siano previsti dei turni festivi, si dovrà recuperare il giorno di riposo non goduto.
Ferie, permessi e malattie
Il contratto di stage, come abbiamo detto, non configura un rapporto di lavoro. Pertanto non sono previsti giorni di ferie da accumulare, né tantomeno permessi di ore (i cosiddetti ROL). Teoricamente, nemmeno i permessi per malattia sono contemplati. Ovviamente, ciò non significa che lo stagista dovrà andare a lavorare anche con 40 gradi di febbre! Basterà comunicare la malattia al datore di lavoro e trovare un accordo, e non sarà necessario inviare il certificato medico. Allo stesso modo, anche per impegni straordinari e inderogabili è possibile trovare un accordo con il datore di lavoro.
I compiti dello stagista
Veniamo ora a quello che è uno dei punti dolenti del tirocinio in Italia. Come abbiamo detto in precedenza, il contratto di stage, sia esso per tirocinio extracurriculare o all’interno del percorso di studi, deve contenere le mansioni che lo stagista è tenuto a svolgere.
Ovviamente, le mansioni devono essere coerenti con la funzione da ricoprire e con il business dell’azienda. Tuttavia, a volte queste regole non vengono affatto rispettate. Il tirocinante si ritrova così a fare compiti che non hanno nulla a che fare con quanto promesso.
A questo proposito, occorre ricordare che lo stage nasce come esperienza formativa, che può essere o meno inerente al percorso di studi svolto, ma comunque deve attenersi alle mansioni di cui l’ufficio si occupa.
Qui si apre una questione interessante, perché esistono due estremi a cui è possibile arrivare, e in mezzo una varietà di situazioni da valutare caso per caso.
Lo stagista “del caffè”
Parliamo in questo caso di un giovane che ha appena terminato la sua formazione, spesso con molti sacrifici, e che entra in un’azienda o comunque in un’attività desideroso di imparare. Può capitare, purtroppo, che si ritrovi a fare caffè per i dirigenti, a rispondere al telefono, a fare fotocopie o a svolgere commissioni personali.
Intendiamoci, se si tratta di richieste occasionali, la problematica non sussiste. È normale infatti che allo stagista, che è pur sempre l’ultimo arrivato, vengano affidati compiti anche di basso profilo. Tuttavia, se questa diventa l’attività principale, è il caso di affrontare la questione e di far valere i propri diritti che, ripetiamo, sono quelli di imparare le dinamiche del mondo del lavoro.
In questo caso si parla di mansioni dequalificanti, in cui vengono a mancare le premesse del contratto di stage e del piano formativo individuale. Sarebbe quindi opportuno rivolgersi al tutor e poi all’ente promotore del tirocinio per esporre la problematica.
Stessa cosa vale per il divieto di compiere semplicissime azioni, come rispondere al telefono, scrivere mail e partecipare a riunioni. I tirocinanti devono partecipare alla vita dell’azienda proprio per fare esperienza!
Lo stagista “responsabile”
Anche se forse è una casistica minore rispetto alla precedente, esiste anche l’eventualità opposta, ossia quella in cui al tirocinante vengono affidati compiti di eccessiva responsabilità. Lo stagista, ad esempio, non può essere l’unico a svolgere una determinata mansione in tutto l’ufficio. Non può avere le chiavi ed essere il primo a entrare e l’ultimo a uscire (anche perché può essere sul luogo di lavoro solo in presenza del tutor).
Non può, inoltre, essere indispensabile per il lavoro dell’ufficio, e la sua assenza non può causare problemi e rallentamenti del lavoro.
In sostanza, il tirocinante deve essere un “di più”. Un qualcosa di cui si può anche fare a meno, proprio perché il suo ruolo è quello di imparare e non di produrre. Inoltre, deve essere sempre il tutor a rispondere del suo lavoro.
Quindi, ben venga imparare e iniziare subito a lavorare, ma attenzione alle responsabilità di cui ti fai carico.
Ora che ti sono chiari i tuoi diritti e doveri e quelli del tuo datore di lavoro, puoi capire se il tirocinio che stai svolgendo è quello giusto per te o se invece non sia il caso di cercare un’altra opportunità altrove.